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Il misterioso sarcofago di Palenque
Mese di aprile, anno 1840: l'avvocato americano
John Stephens ed il disegnatore inglese Frederick
Catherwood, nel marciare nella giungla dello
Yucatan, videro comparire fra la fitta vegetazione
il primo lastricato stradale che li avrebbe
condotti fino all'antica citt� di Palenque.
Essi individuarono anche il Tempio delle
Leggi o delle Iscrizioni, non capendo da
subito che all'interno vi era anche la tomba
del Re.
Nel mese di giugno del 1952 un
altro archeologo
messicano, Alberto Ruz Lhuillier,
durante
una campagna di scavo e restauro
fra le rovine
di Palenque, scopr� la tomba
che fu poi battezzata
del �Vero Uomo�.
La piramide fu datata al VII sec, d.C. nel
pieno del periodo classico del massimo splendore
della civilt� Maya anche se, fino a quel
momento, l'uso funerario delle piramidi americane
era sconosciuto tanto che; nel paragone con
quelle egiziane, la differenza che per prima
veniva evidenziata da parte degli studiosi,
era proprio quella che ci si trovava di fronte
a templi nel primo caso, ed enormi edifici
costruiti intorno alla camera funeraria del
faraone nel secondo.
Mentre Alberto Ruz e gli altri studiavano
e disegnavano la pavimentazione all'interno
del tempio, si scopr� l'accesso ad una scala
che conduceva ad un piano sul quale si aprivano
due pozzi destinati, probabilmente, all'entrata
sia della luce che dell'aria. Alla fine di
un corridoio orizzontale si trovarono le
ossa di sei individui, cinque uomini e una
donna, probabilmente sei giovani nobili sacrificati
o sacrificatisi a custodia di qualcosa di
molto importante.
Rimouvendo l'ultimo ostacolo,
una sorta di
porta blindata, gli archeologi
trovarono
una cripta funeraria di 9 metri
di lunghezza
e 4 di larghezza, con un'altezza
al centro
di circa 7 metri. Le pareti erano
decorate
con le figure dei nove Sacerdoti
delle Tenebre,
i guardiani dei nove Mondi Inferi
della mitologia
Maya. In mano alcuni di essi
tengono uno
strano oggetto interpretato come
uno scettro,
mentre sulla bocca presentano
invece un altro
strano oggetto stavolta di forma
rettangolare
del quale per� non � stata fornita
nessuna
spiegazione o funzione.
Al centro della cripta era presente l'enorme
monumento composto dalla pietra sepolcrale
e da un blocco monolitico sostenuto da sei
supporti anch'essi monolitici, di cui quattro
interamente scolpiti. La lastra aveva una
misura di 3,80 metri di lunghezza per 2,20
di larghezza e uno spessore di 25 centimetri
(peso stimato 5 tonnellate).
Da circa 13 date ricavabili dall'iscrizione,
si fiss� l'opera al 692 d.C. ed il defunto
era il re-sacerdote Pacai. Sulla superficie di pietra era invece scolpita
l'immagine di un uomo seduto o meglio quasi
coricato in avanti e sembrava caratterizzato,
dalla tipica posizione di un moderno pilota o astronauta. Dalle narici (alle quali sembrava applicato
un respiratore) fuoriuscivano infatti dei
tubicini collegati al restante incredibile
macchinario. Le mani dell'individuo stringevano
poi come dei comandi e delle leve proprio
come noi oggi le intendiamo. L'involucro
che lo conteneva, infine, appariva con impressionante
somiglianza come l'interno di una navicella
spaziale vista in sezione, e per concludere
questa prima sommaria ma pur sempre sconcertante
descrizione, proprio alle spalle del presunto
�antico astronauta� erano stati scolpiti
dall'autore del bassorilievo, persino quelle
che sembravano le infuocate vampe di scarico
posteriori che, in un moderno mezzo gettosostentato,
servono ad imprimere la spinta sufficiente
(mediante la propulsione a reazione) per
poter consentire al sistema di levarsi in
volo.
L'interno della cavit� accoglieva lo scheletro
di un uomo di circa 40-45 anni di et� e alto
1 metro e 73 centimetri, giacente in posizione
normale e senza tracce apparenti di lesioni.
Il teschio era ricoperto in parte da una
maschera a mosaico che ne riproduceva con
fedelt� i tratti del volto. L'uomo aveva
una anello di giada ad ogni dito delle mani
mentre ai polsi portava dei bracciali piuttosto
alti, composti da 200 perline. Anche il collo
e le cavigliie erano ornati da perle di vario
genere e pietre dure. Fra gli altri monili
rinvenuti nella tomba, un pettorale incurios�
gli archeologi particolarmente; esso era
composto da nove cerchi concentrici, ognuno
dei quali costituito da 21 perle, con in
pi�, al centro, un'enorme falsa perla ottenuta
con l'unione di due ostriche perlifere.
Ufficialmente il bassorilievo viene normalmente
interpretato come la raffigurazione del "Mostro
della Terra", una divinit� con sembianze
di grosso rettile o dragone che si nutre
dei corpi dei defunti con la funzione di
riassorbirli nel proprio interno . La scena
� arricchita da 5 glifi simboleggianti nell'ordine:
Glifo n.1: l'accesso al regno deio morti;
Glifo n.2: Il Dio della Morte;
Glifo n.3: L'Albero della vita;
Glifo n.4: Il Serpent e adue teste Itzamn�;
Glifo n.5: L'Uccello Sacerdote.
Questa � la stessa immagine del sarcofago
"colorato" con un p� di fantasia:
l'immagine non lascia indifferenti!
Esistono anche altre testimonianze
curiose
come il famoso "guerriero",
un
personaggio scolpito su una stele,
riccamente
parato e con in mano uno strano
oggetto che
potrebbe raffigurare tranquillamente
un moderno
fucile mitragliatore o un lanciafiamme.
Le
caratteristiche somatiche poi
appaiono identiche
a quelle del nostro �astronauta�.
Non si pu� non aggiungere che Palenque, �
solo il nome dato dagli spagnoli durante
il. loro dominio alla localit�, ma che il
nome antico della citt� era "Na Chan Caan", letteralmente "La Casa del Serpente
Celeste".
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