Perch� di dice...

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"A caval donato non si guarda in bocca"

Il proverbio fa riferimento a tanti anni fa, quando il cavallo era il mezzo di locomozione pi� diffuso per cui la compravendita di cavalli e muli era fondamentale per le attivit� quotidiane. Il problema era cercare di capire se il commerciante tentasse di vendere cavalli vecchi spacciandoli per giovani. Pi� il cavallo � vecchio, pi� i suoi denti sono consumati e lasciano intravedere dei cerchi concentrici (come si fa con i tronchi degli alberi).
Pi� numerosi sono i cerchi, pi� vecchio � il cavallo.
Dire a caval donato non si guarda in bocca significava quindi accettare un cavallo che ti veniva regalato senza controllare se fosse vecchio o giovane, senza cio� guardargli in bocca. Col tempo il significato si � esteso a qualsiasi tipo di regalo. Come dire: se ricevi un dono, accettalo senza criticare.


"Avere la coda di paglia"

Un'antica favola racconta che una giovane volpe cadde disgraziatamente in una tagliola; riusc� a fuggire ma gran parte della coda rimase nella tagliola. Si sa che la bellezza delle volpi � tutta nella coda, e la poveretta si vergognava di farsi vedere con quel brutto mozzicone. Gli animali che la conoscevano ebbero piet� e le costruirono una coda di paglia. Tutti mantennero il segreto tranne un galletto che disse la cosa in confidenza a qualcuno e, di confidenza in confidenza, la cosa fu saputa dai padroni dei pollai, i quali accesero un po' di fuoco davanti ad ogni stia. La volpe, per paura di bruciarsi la coda, evit� di avvicinarsi alle stie. Si dice che uno ha la coda di paglia quando ha commesso qualche birbonata ed ha paura di essere scoperto.


"Dare un colpo al cerchio ed uno alla botte"

Una volta i bottai, per cerchiare la botte, battevano con la mazza un po� sul ferro per calzarlo e un po� sul legno delle doghe per assestarle, con molta delicatezza perch� si trattava di un difficile lavoro di precisione e un colpo dato in modo pi� violento o meno mirato avrebbe potuto danneggiare la botte irreparabilmente.
Il significato � che chi da un colpo al cerchio ed uno alla botte si comporta in modo da non scontentare nessuno, dando un po� torto e un po� ragione ad entrambi i contendenti di una disputa.


"Essere al verde"

Per molto tempo si � usato appaltare i servizi pubblici per mezzo di un'asta. Il banditore accendeva una candela la cui base era tinta di verde. Finch� la candela non era arrivata al verde era lecito fare offerte, dopo non pi�.


"Fare fiasco"

Sono due le ipotesi maggiormente accreditate:
- la prima � che derivi dal gergo dei soffiatori di vetro ai quali bastava il minimo errore durante la soffiatura per trasformare il loro lavoro in un ammasso simile per forma, appunto, ad un fiasco;
- la seconda richiama un episodio della carriera del comico bolognese Domenico Biancobelli che, durante un suo spettacolo del 1681, impersonava Arlecchino in un monologo recitato con un fiasco in mano. Poich� non riusciva a suscitare, con le sue battute, le risate del pubblico, lanci� via il fiasco atttribunedo l'insuccesso allo stesso oggetto.


"Fare il bucato"

Deriva dal verbo dialettale bukon con cui si indicava il lavaggio della biancheria che veniva messa a mollo in lenzuola bucate insieme a cenere di legna (questa, infatti, legandosi allo sporco, saponificava). I buchi servivano, appunto, a far uscire la cenere durante il risciacquo.


"Fare il diavolo a quattro"

Deriva dalle rappresentazioni teatrali del Medioevo nelle quali tradizionalmente compariva il personaggio del "Diavolo tentatore" che veniva spesso interpretato da 4 attori per permettergli di assumere pi� sembianze in breve tempo, creando molta confusione e baccano sul palco e dietro le quinte.


"Fatto 30 fai 31"

Papa Leone X, il 1� luglio 1517 cre� trenta nuovi cardinali; poi gli parve che un altro prelato fosse pure degno di quell'onore e nomin� cardinale anche lui. A coloro che si meravigliarono del fatto che il papa, che aveva deciso di fare trenta cardinali, ne avesse poi fatto uno di pi�, Leone X rispose "Chi ha fatto trenta pu� fare trentuno".


"Il gioco non vale la candela"

Deriva dal fatto che, in tempi in cui non esisteva corrente elettrica, era uso che i giocatori lasciassero una piccola parte del loro guadagno al padrone di casa per la spesa della candela utilizzata per illuminare il tavolo da gioco durante le pertite. Cos�, con questo modo di dire, s'intende che non vale la pena andare incontro a un sacrificio, se non far� ottenere un utile proporzionato.


"In bocca al lupo"

Anche se l'origine del modo di dire non � chiarissima, � certo che esso sia nato nel mondo rurale, molto probabilmente dal linguaggio di pastori e allevatori, presso i quali il lupo era temuto come animale pericoloso per eccellenza, perch� predatore di bestiame.
Secondo un'altra interpretazione, il detto sarebbe nato dal linguaggio dei cacciatori: i lupi infatti, sebbene non commestibili, venivano spesso soppressi in passato sia per salvaguardare il bestiame, sia perch� considerati, a torto, pericolosi per la popolazione umana. L'uccisione di un lupo era dunque considerato un gesto prestigioso, e il detto avrebbe avuto in origine il valore di un augurio di buona caccia.


"Indorare la pillola"

Una volta tutte le pillole venivano fabbricate a mano.
Il farmacista, seguendo delle ricette scritte, prima pestava in un mortaio insieme ad agglutinanti (miele, glicerina ecc) erbe, succhi, polveri minerali, semi, droghe, insomma tutti i componenti adatti alla malattia da curare, poi stendeva la pastetta ottenuta su un pilloliere e alla fine la pressava fino a formare dei tubicini che venivano poi tagliati in pillole.
C'erano per� degli inconvenienti: l�umidit� non ne permetteva una facile conservazione e non erano facili da inghiottire (spesso ruvide e farinose) e, una volta a contatto con la saliva, si disfacevano sulla lingua, diffondendo il "sapore", spesso amaro e nauseante.
Cos� si prese l�abitudine di rotolarle in povere di liquerizia o di �confettarle� nello zucchero o di ricoprirle con un leggerissimo velo di argento o d�oro. Proprio da quest'ultimo metodo � nato il detto indorare la pillola per indicare il tentativo di rendere meno amara e sgradevole a qualcuno una notizia o una decisione presa.


"Luna di miele"

Deriva dal fatto che, in tempi in cui il viagra non era ancora parte della vita dell'uomo, dopo le nozze i parenti degli sposi erano soliti donare miele e pappa reale.... per una buona riuscita nel rapporto tra coiniugi e per la nascita degli eredi. Per la la luna, anch' essa rappresentava nell'immaginario popolare un elemento importante per la fecondit� durante il rapporto notturno......


"Non c'� due senza tre"

Il modo di dire deriva dalla serie scoperta da Fibonacci, un grande matematico: il terzo numero risulta essere sempre dato dalla somma dei due precedenti: es. 1+2=3 2+3=5 3+4=7 4+5=9 etc. Quindi avendo il primo e il secondo numero, immancabilmente ricaviamo il terzo.


"O.K."

Durante la guerra di secessione americana (1861-1865),al termine di una battaglia i soldati facevano ritorno agli accampamenti.
Nell�accampamento c�era una lavagna dove veniva segnato il numero dei caduti, se non c�erano state vittime veniva scritto OK, ovvero 0 Killed (zero uccisi,nessuna vittima).
0 Killed, cio� il meglio che ci si poteva aspettare, dunque tutto apposto, tutto bene.


"Pesce d'Aprile"

Ci sono due ipotesi:
- La prima per alcuni ne fanno risalire l�origine al 1582 quando, con la riforma del Calendario ad opera di Gregorio XIII, il Capodanno (che prima si festeggiava in Primavera nel periodo che andava dal 25 marzo al 1� aprile) venne spostato al 1� gennaio. Non esistendo radio, giornali, tv, internet e altri mezzi di comunicazione di massa per diffondere e ricordare variazioni e nuove regole, molti o ignoravano del tutto la cosa. Cos� i burloni si divertivano a invitare questi distratti malcapitati a inesistenti banchetti, feste e cerimonie di festeggiamento per il capodanno delm 1�aprile.
- La seconda � che l�origine del Pesce di aprile si ricolleghi al fatto che proprio in questa data, in tutta Europa, veniva aperta ufficialmente la pesca (venivano tolti quei divieti governativi che impedivano durante il resto dell�anno di pescare determinate qualit� di pesce). Era quindi un momento felice per i pescatori e veniva festeggiato con particolari lazzi e sfott� rivolti ai colleghi che tornavano con le reti vuote.


"Piove Governo ladro!"

Le possibili origini sono diverse:
- Secondo Alfredo Panzini (Dizionario moderno, 1905), la frase nacque come didascalia di una vignetta. Nel 1861 i mazziniani avevano preparato a Torino una dimostrazione; ma il giorno fissato pioveva, e la dimostrazione non si fece. Il "Pasquino" (una rivista satirica) pubblic� allora una vignetta di Casimiro Teja rappresentante tre mazziniani al riparo della pioggia dirotta e ci mise sotto la legenda: "Governo ladro, piove!". L'espressione divenne poi il motto della rivista.
- Alcune ricerche fanno risalire anche l'espressione al fatto che durante la pesatura del mangime per gli animali, nei mercati potesse piovere e quindi la pioggia, inzuppandolo, lo appesantisse notevolmente, aumentando quindi l'importo da pagare al momento della pesatura. Perci� gli acquirenti usavano questa espressione. La parola governo deriva, infatti, dall'espressione toscana "governare le bestie" nel significato di accudirle, pulirle e anche nutrirle. La frase risalirebbe ai tempi del Granducato di Toscana.
- Secondo Maurizio Marcilli, il detto � dovuto al fatto che, in epoca in cui a Roma governava il Papato, dato che la pioggia la inviava il "Buon Dio", il contadino doveva, ad ogni pioggia, versare un contributo allo stato in quanto diretto rappresentante di Dio in terra.
- Secondo altri l'espressione "Piove, governo ladro!" nasce nei territori del nord Italia (Regno Lombardo-Veneto 1815-1848) sotto occupazione Austriaca. I contadini, tassati in base al raccolto, sapevano che ad annata piovosa con presunto (dai governanti austriaci) raccolto pi� abbondante ci sarebbe stato un conseguente aumento delle tasse. Da qui l�uso di imprecare contro il governo quando piove.


"Pronto?"

Ai tempi delle prime telefonate, il sistema era fatto in modo tale a chi chiamava rispondeva sempre un centralino che smistava poi le telefonate per cui quando il centralinista stabiliva il contatto era "pronto".


"Rompere lo specchio 7 anni di disgrazia!"

Gi� prima dell�invenzione dello specchio si riteneva che ogni superficie riflettente fosse dotata di propriet� magiche. L�uomo preistorico che vedeva la propria immagine riflessa nell�acqua di un lago o di uno stagno poteva pensare che si trattasse di un altro s�. Di conseguenza, qualunque disturbo arrecato al riflesso poteva significare un pericolo per la propria salute. La credenza si rinforz� con l�arrivo degli specchi. Furono poi gli antichi Romani a decidere che uno specchio rotto avrebbe causato 7 anni di guai: esisteva infatti all�epoca una credenza secondo cui la vita si rinnoverebbe ogni 7 anni. Poich� uno specchio rotto significava che la salute era stata spezzata, si concluse che sarebbero stati necessari 7 anni prima di tornare sani come prima!


"Sangue blu"

L'espressione sangue blu � comunemente utilizzata per definire la condizione di nobilt� di discendenza di una persona. Tale definizione deriva dal medioevo, quando erano riconosciute le classi sociali come nobilt� e clero, borghesia e popolo contadino. I contadini, infatti, trovandosi a lavorare la terra o ad allevare bestiame all'aria aperta avevano la pelle rovinata e rugosa e di colorito molto pi� scuro dei nobili i quali, avendo la pelle molto chiara, avevano le vene dei polsi ben visibili. Ci� ha determinato la creazione di questo modo di dire proprio perch� alla vista le vene dei polsi hanno un aspetto bluastro-violaceo.


"Sano come un pesce"

I nostri antenati, per i quali la pesca era fondamentale alla sopravvivenza, non pescando mai un pesce ammalato, si convinsero che fossero sanissimi e coniarono il detto ""sano come un pesce". In realt� oggi sappiamo che anche i pesci sono soggetti a un sacco di malattie ma la selezione naturale fa s� che quelli malati o con problemi di natura fisica vengano ben presto divorati dai predatori ed hanno vita molto breve.


"Sciacquarsi la bocca col sapone prima di parlare"

Deriva da una toru�tura medioevale inflitta alle cosiddette streghe: poich� si credeva che l'anima di una strega o di un eretico fosse corrotta, sporca e covo di quanto di contrario ci fosse al mondo, per pulirla prima del giudizio, qualche volta le vittime erano forzate a ingerire acqua calda, carbone e perfino sapone.


"Vedere i sorci verdi"

Deriva dal nomignolo romano dato nel 1936 alla squadriglia aerea del colonnello Attilio Biseo e del capitano Bruno Mussolini. Questa squadriglia aveva, infatti, stampigliato sulle ali tre topi di colore verde e divenne famosa per le sue gesta sportive, in partticolare per i tre posti conquistati nella gara Istres-Damasco nel 1937 e per il raid Guidonia-Jakar-Rio de Janeiro nel 1938.